“Identità, innovazione e immaginazione”: queste le parole chiave che hanno guidato
l’8° Simposio mondiale dell’Institute of Masters of Wine, l’evento che ogni quattro anni
riunisce i più autorevoli decision maker e opinion leader della comunità mondiale del vino,
e che quest’anno ha scelto – per la prima volta – l’Italia come location. Tre giorni e 11 sessioni
di lavoro per confrontarsi sulle sfide prossime venture, per delineare le nuove frontiere
della comunicazione, del business e della vitivinicoltura. Una mole imponente di spunti
e approfondimenti, di cui nelle prossime pagine proporremo una sintesi incentrata soprattutto
sugli aspetti legati al mercato e alla ricerca. Ad aprire questo contributo, il bilancio dell’evento
nelle parole di Penny Richards, direttore esecutivo dell’Istituto
di Filippo Magnani
Firenze. “Abbiamo
avuto la partecipazione di 480 delegati, provenienti
da 35 Paesi. Di questi 120 erano MW, 64 candidati a
MW, gli altri erano giornalisti,
produttori di vino, appassionati e collezionisti. Più di 200 vini
diversi, da tutto il mondo, sono
stati serviti durante la kermesse. È stato un grande successo”.
Così Penny Richards, al termine dell’8° Simposio mondiale del vino organizzato
dall’Institute of Masters
of Wine a Firenze nel
maggio scorso, traccia un
primo bilancio dell’evento. Richards, ex corrispondente estera della BBC,
dopo aver lavorato per la
Bill & Melinda Gates Foundation
– la fondazione più grande
del mondo, attiva nella ricerca
medica, nella lotta all’Aids e
alla malaria, nel miglioramento delle condizioni di vita nel
Terzo mondo e nell’educazione
– dal 1° maggio scorso ricopre
la carica di direttore esecutivo
dell’Istituto.
Era la prima volta che il
vostro Simposio veniva
organizzato in Italia. Perché
questa scelta?
Il nostro Istituto vanta un profilo sempre più globale, per questo era importante approfondire
i rapporti con uno degli epicentri mondiali del vino, l’Italia. Ad
oggi i vini italiani godono del
massimo rispetto sui mercati
internazionali e noi abbiamo
voluto dar voce e premiare l’impegno del sistema produttivo,
organizzativo e istituzionale del
vino del vostro Paese. Da diversi anni abbiamo gettato le basi
perché anche l’Italia sia rappresentata nel panorama internazionale da Masters of Wine
italiani. Ad oggi ci sono 9 candidati che auspichiamo diventino presto tutti MW, in modo
da fornire una prospettiva tutta
italiana a livello internazionale.
La scelta dell’Italia e di Firenze
come sede dell’8° Simposio e la
realizzazione dello stesso, è stata possibile grazie innanzitutto
alla candidatura dell’Italia promossa dall’Istituto del Vino Italiano di Qualità Grandi Marchi
nel 2012 e successivamente dal
lavoro che l’IGM stesso e gli altri sponsor italiani hanno svolto prima e durante l’evento.
Una collaborazione – quella
con l’Istituto Grandi Marchi –
che nasce da lontano.
Sì, dal 2009 l’Istituto Grandi
Marchi, presieduto dal marchese Piero Antinori, è diventato
uno dei principali sostenitori
dell’Institute of Masters of Wines Tradotto in pratica questo
ruolo di “supporter” implica
un notevole sforzo rivolto alla
formazione, al reclutamento di
nuovi candidati MW, all’organizzazione di eventi e sessioni
di lavoro. Credo che la vera ragione alla base di questa proficua partnership è quella di
rendere la produzione e il business del vino – in senso lato – un
luogo più professionale, etico,
sostenibile. Vorrei sottolineare
che questo genere d’iniziative
continueranno a essere organizzate annualmente in altre
regioni vinicole d’Italia.
Come è stata percepita l’Italia
durante il Simposio?
Poiché il Simposio era organizzato a Firenze, l’Italia era il
“sorvegliato speciale” nel senso
buono e positivo del termine. Ad
esempio, la sessione riguardante il vostro Paese, “La conquista
italiana: il rinnovamento di
una cultura classica del vino”,
è stata una grande opportunità
per tutti i partecipanti di percepire l’innovazione che sta avvenendo nel vino italiano.
Inoltre, la maggior parte dei vini
protagonisti delle sessioni di degustazione erano naturalmente
italiani e questo ha accentuato
la comprensione dell’enorme
potenzialità dell’Italia in termini di denominazioni classiche,
vitigni autoctoni e varietà di
territori. Durante il Simposio,
si è poi appurato che il futuro
del vino sta nei vitigni meno
conosciuti. E l’Italia detiene il
più alto potenziale sotto questo
profilo. Questo sicuramente potrebbe essere un punto di forza
eccitante ed entusiasmante per
promuovere il vostro vino e la
vostra viticoltura