di Filippo Magnani
Per la famiglia Lunelli, alla guida da tre generazioni
delle Cantine Ferrari, è stato amore a prima vista
per una terra antica e mistica come l’Umbria e per
il vino potente e longevo prodotto in questi luoghi:
il Sagrantino. La Tenuta Castelbuono nasce nel 2001,
ma affonda le radici in un secolo di storia. Era infatti il 1902 quando
videro la luce le prime bottiglie di Ferrari, rivelando la grande vocazione del Trentino alla produzione di bollicine Metodo Classico,
che Giulio Ferrari per primo aveva intuito. La storia delle Cantine
Ferrari diventa, a partire dal 1952, una storia di famiglia, prima con
Bruno Lunelli, poi con i suoi figli, ora con i suoi nipoti. Dagli anni
Ottanta la famiglia Lunelli volle affiancare al Ferrari Trentodoc altre produzioni che ne condividessero i valori di fondo – altissima
qualità, ricercatezza e forte legame con il proprio territorio – per
costituire quello che è oggi un gruppo dell’eccellenza del bere, con
tenute in Trentino, Toscana e Umbria, cui si affiancano un’acqua
minerale, Surgiva, Segnana, una grappa, e uno storico marchio di
Prosecco Superiore, Bisol.
Nel 2001 quindi acquisì 50 ettari nei comuni di Bevagna e Montefalco e commissionò ad Arnaldo Pomodoro, in virtù di una lunga
e consolidata amicizia, la progettazione di una cantina che fosse
uno scrigno per il vino, scultura e architettura insieme. Il Maestro,
le cui sculture spiccano in luoghi simbolo del mondo, accolse con
grande entusiasmo la sfida di creare la sua prima opera di dimensioni architettoniche. La realizzazione del Carapace – come Pomodoro ha battezzato la sua opera – ha richiesto 7 anni di lavoro e si è conclusa nel 2012. “La visita al Carapace della Tenuta Castelbuono
– spiega Alessandro Lunelli, consigliere delegato delle Tenute Lunelli – deve essere un’esperienza unica e irripetibile, un viaggio nel
mondo dell’arte e del vino. Ho voluto quindi creare un team fortemente qualificato, cresciuto professionalmente con esperienze sia
in cantine che in musei, con il compito di accompagnare il visitatore nella visita enologica e artistica e nella degustazione dei vini
prodotti e venduti presso il Carapace”.
Come siete organizzati per le visite in cantina?
Effettuiamo visite guidate su prenotazione, sia in lingua italiana
che in lingua inglese, in cui non è richiesto un numero minimo
di persone. La durata della visita guidata è di circa un’ora inclusa
la degustazione. Una mappa sul nostro sito (www.tenutelunelli.it)
rende molto facile il raggiungimento del Carapace. La segnaletica
stradale in loco dovrebbe invece essere ulteriormente potenziata
Vigneti e cantina sono predisposti per le visite?
Esiste un percorso specifico?
La visita guidata parte da un affaccio sui vigneti adiacenti al Carapace, dove si raccontano la storia della famiglia
Lunelli, il progetto enologico intrapreso in Umbria e il progetto artistico del Carapace progettato dal Maestro Pomodoro. Non è previsto
un percorso specifico in campagna, ma è
possibile passeggiare liberamente nei
vigneti adiacenti alla cantina. Si prosegue poi all’interno della struttura, nella
barricaia e nella zona di produzione,
dove viene illustrato il procedimento
di vinificazione. La visita termina
con una degustazione del “Carapace”, il nostro Montefalco Sagrantino, e dello “Ziggurat”, il Montefalco
Rosso.
Come è stata allestita la zona
specificatamente destinata
all’accoglienza e alle degustazioni?
La zona sottostante la cupola del Carapace è interamente dedicata all’accoglienza e alla degustazione dei vini prodotti dalla Tenuta. Gli ospiti
hanno la possibilità di sorseggiare i nostri vini, godersi la bellissima
vista sui vigneti che circondano la cantina, o semplicemente rilassarsi su dei comodi divanetti rimirando la bellezza
artistica dell’opera progettata dal Maestro Pomodoro. I vini della Tenuta vengono presentati illustrandone le caratteristiche organolettiche e le
possibilità di abbinamento con il cibo. Le
degustazioni sono sempre accompagnate da alcuni prodotti tipici umbri.
In che modo sviluppate la promozione turistica dell’azienda?
La promozione avviene attraverso
materiale cartaceo da noi creato, social network – in particolare Facebook -,
partecipazione a eventi esterni e organizzazione di eventi interni. Collaboriamo con strutture ricettive del territorio,
con altri produttori e con gli enti locali, in
particolare il Consorzio di Montefalco, la
Strada del Vino e il Movimento Turismo
del Vino. Riteniamo che le sinergie di territorio siano importanti e funzionali.
Qual è il target turistico della cantina?
Il target turistico che ci siamo prefissi di raggiungere è molto vario,
anche perché molto varia è la proposta turistica dell’Umbria. Il Carapace, oltre ad essere un passaggio obbligato per i molti amanti del
vino che scelgono Montefalco e Bevagna, attira anche appassionati
d’arte e di architettura, essendo un’opera unica, la prima scultura al
mondo in cui si vive e si lavora.
Fin dall’inaugurazione la cantina è stata recensita da giornali e riviste dei più svariati settori, e abbiamo ospitato rappresentazioni
musicali e artistiche che hanno variato il target dei nostri visitatori.
Che siano amanti dell’arte o del buon vino, cerchiamo di entusiasmare tutti!
In conclusione, un bilancio sull’investimento fatto per lo
sviluppo dell’accoglienza in cantina.
Una visita al Carapace è una esperienza unica ed emozionante che
ci viene riconosciuta dagli ospiti, che molto spesso lasciano messaggi positivi su Trip Advisor o ci scrivono e-mail di ringraziamento. La visita ci permette di raccontare la nostra storia e spiegare la
passione e la cura che stanno dietro ogni bottiglia, dall’attento lavoro in campagna (la Tenuta Castelbuono ha effettuato quest’anno la prima vendemmia biologica), alle scelte enologiche fatte in
cantina: il nostro Sagrantino matura per lunghi anni solo in grandi
botti di rovere, per donare a questo vino potente e strutturato una
morbidezza e un tannino vellutato e piacevole.
Siamo aperti da giugno 2012 e a oggi abbiamo registrato oltre 13.000
visitatori. Li invitiamo a lasciare i loro dati per essere informati sui
nostri eventi, novità e a seguirci sui social network. Ma spesso è il
vino stesso a fidelizzarli a noi